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  • Gianluca Danieli

Recensione di "DIABOLIK - GINKO ALL'ATTACCO" (2022)

Il re del terrore cambia volto.

Assume le sembianze di un medico di Grey's Anatomy.


Regia dei Manetti bros.

Con Giacomo Gianniotti, Miriam Leone, Valerio Mastandrea e Monica Bellucci



Dopo il successo del primo ‘Diabolik’ (2021) i fratelli Manetti si ritrovano con un budget più corposo. E già fin dalla prima inquadratura, pare chiaro che non stavano nella pelle di farne mostra.


Il primo film era un bagaglio misto, pieno di momenti di legittima suspense e di (involontaria?) comicità. In quest’ultima pellicola, ogni tentativo di serietà viene abbandonato, in favore invece degli aspetti più fumettistici. Ed è meglio così. Non è né troppo grottesco da definirlo una parodia, né abbastanza crudo da definirlo un vero thriller. La via di mezzo in cui questa pellicola fluttua, è tuttavia spassosa. Quanta di quella comicità sia voluta e quanta accidentale rimane argomento di dibattito.


I titoli di testa si aprono con uno stilizzato video musicale di ispirazione James Bondiana, in un teatro, con una coreografia di ballerine talmente pessima da strappare un sorriso. Il mio primo pensiero era: della gente si è messa il proprio vestito elegante ed ha pagato un biglietto per vedere… questo?! Tuttavia (attenzione: mini-spoiler per l’inizio del film), in un inaspettato colpo di scena, si scopre che le ballerine non erano vere ballerine. Ecco quindi spiegato tutto. Tale scena dimostra come i fratelli Manetti abbiano trovato il modo di giustificare il curioso stile del loro film con dei furbi accorgimenti di trama.


Diabolik, si sa, è in grado di cambiare volto e voce. Qui lascia la maschera di Luca Marinelli per assumere le sembianze di Giacomo Gianniotti (ex-dottore in Grey’s Anatomy). Quale dei due sia meglio, ricade perlopiù sui gusti personali. Personalmente, preferisco Gianniotti; se non altro per il fatto che non si mangia le battute. Non si tratta tuttavia di un confronto equo, poiché in quest’ultimo film Diabolik è a malapena presente.


In alcuni dei fumetti più famosi di Angela e Luciana Giussani, Diabolik e Eva Kant (Miriam Leone) sono perlopiù assenti. Le trame seguono i personaggi che girano intorno a loro, senza mai riuscire a catturarli o emulare i loro furti. Questa è una di quelle storie. Il vero protagonista è l’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea), l’unico poliziotto competente in tutto il mondo, che sacrifica tutto per la sua ossessionata caccia all’uomo. Un personaggio elegante, tragico, quasi shakespeariano, assistito da poliziotti prelevati da commedie fantozziane, i quali non fanno che aggiungere alla tragicità della sua situazione.


I dialoghi divengono ancora più fumettistici. La telecamera mostra la finestra aperta o il ladro che ha appena rubato la corona, e i personaggi esclamano: “La finestra è aperta!” “La corona […] è nostra”, dicendo a loro stessi ciò che già sanno, e spiegando al pubblico cose che hanno già visto. In aggiunta, una ritmata musica jazz riempie i momenti lenti, privando così il film degli occasionali attimi di silenzio e storytelling visivo che erano le parti migliori del film precedente.


Nel complesso, Diabolik: Ginko all’attacco è un gran bel film da vedere. Bisogna solo prenderlo con lo spirito giusto e accettarlo per quello che è, senza fare troppo caso alle (evidenti) falle logiche, accettando tutto come parte integrante del suo divertente stile cinematografico, e facendosi due sane, grasse risate.


Soprattutto, bisogna essere grati che la professionalità dei poliziotti del film non rispecchi (del tutto) la vita reale. Altrimenti darsi alla criminalità converrebbe sul serio.




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