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  • Gianluca Danieli

Recensione di "STAY BEHIND" (2022)

Cortometraggio scritto e diretto da Federica Schiavello - UN ASSAGGIO DI SPIONAGGIO ALL'ITALIANA


(Questo articolo è stato pubblicato, in versione leggermente ritoccata,

così da rispettare il format, anche sulla piattaforma "L'Occhio del Cineasta")




Non inventavamo bugie. Semmai inventavamo la verità”.

'Antonella'


Questa storia è interamente basata su eventi reali” dice una delle tante didascalie “Escluse le parti totalmente inventate”. Una premessa che diventa sempre più popolare nel promuovere film “ispirati” a storie vere, al punto da abusarne. Tuttavia, quando si tratta di una tematica come lo spionaggio all’italiana degli anni di piombo, notoriamente oscuri e poco chiari, il suo utilizzo è (quasi) giustificato.


La protagonista e star del cortometraggio “Stay Behind” prende il nome di ‘Antonella’ (interpretata da Heléna Antonio); l’appellativo comunemente associato dagli inquirenti alla misteriosa donna, presunto membro dei servizi segreti, potenzialmente coinvolta in numerosi attentati, tra cui quelli di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Di questi ultimi, proprio quest’anno, si festeggiano i trent’anni dalla loro morte. È stata davvero la mafia? Questa pellicola lo mette in dubbio. Ma se non loro, chi?


Come una diva del cinema classico e sperimentale, ‘Antonella’ guarda lo spettatore dritto negli occhi, si fa accendere la sigaretta e versare spumante da mani senza volto, mentre racconta quello che fa mentre lo fa. Una storia dalle tinte noir, con un’eroina di moralità… complessa, per usare un eufemismo, che un momento pare auto-glorificarsi e un altro auto-denunciarsi con un ghigno.


Questo breve film, come ammette fin dall’inizio, non pretende di essere un veritiero resoconto dei fatti. La storia e il modo in cui è raccontata sono estremamente stilizzati. Basti vedere la scena in cui ella inserisce l’agendina cartacea rossa di Borsellino – famosamente scomparsa in circostanze misteriose – in un videoregistratore, facendo ‘magicamente’ partire un video. Un video in cui è di nuovo lei la protagonista, in un gioco visivo meta-cinematografico di film dentro al film che, con un briciolo di cura narrativa in più, avrebbe potuto essere brillante.


Il tocco geniale è quello di ricorrere PROPRIO ad un trucco tipico dei servizi segreti per decostruire i servizi segreti stessi; cioè quello di mischiare la finzione alla realtà per rendere la menzogna credibile.

D’altro canto, la pecca più grave sta nel fatto che le parti più interessanti si trovino nelle scritte bianche (artisticamente censurate) che invadono lo schermo all’inizio e alla fine del film, prima citando un Ex-Procuratore di Palermo, infine menzionando le figure d’interesse nelle inchieste tuttora aperte. Quei pochi secondi di scritte si rivelano più coinvolgenti e istruttivi delle scene che riempiono la durata del film.


Nonostante i numerosi riferimenti storici che menziona a raffica (Craxi, Moro e tantissimi altri), al punto da confondere chi non abbia una solida famigliarità col periodo storico, il cortometraggio funziona meglio come un’immersione sensoriale in una atmosfera noir, soprattutto grazie all’ottima qualità della cinematografia e production design, più che come analisi storiografica. In termini di contenuti, offre solo un ASSAGGIO di una protagonista potenzialmente intrigante e complessa. Può darsi che sia così di proposito. Tuttavia… Le limitazioni del formato-cortometraggio e la brevità di tempo non sono scusanti per la superficialità. Ho visto short film che, in molto meno di 12 minuti riuscivano a raccontare storie ricche e approfondite; in pochissimi secondi e con poche azioni, a volte senza neanche far dire ai personaggi una parola e senza usare un solo testo didascalico.


In conclusione… Per qualunque servizio segreto mi stia sorvegliando in questo momento, sia chiaro, questa è una critica diretta ESCLUSIVAMENTE alla qualità narrativa del cortometraggio; NON alle vere persone o entità cui fa riferimento. Pertanto li invito caldamente a non fare del male a me, ma semmai a chi ha fatto il film.




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