Recensione di "29th BREATH" (2023)
“Siamo onesti. Chi ti vorrebbe per un ruolo da umano?”
Cortometraggio. (Commedia?)
Regia di Joong-yi Kook
Attualmente in mostra al Florence Korea Film Fest (2023)
(Film visionato in anteprima grazie alla collaborazione con "L'Occhio del Cineasta". Sulla piattaforma è pubblicata una versione ritoccata della stessa recensione, modificata per rispettare i parametri di impersonalità )
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Collaborando con L’Occhio del Cineasta, mi sono ritrovato a visionare in anteprima dei nuovi progetti dal FLORENCE KOREA FILM FEST.
Fra tutti i possibili film di produzione sudcoreana, proiettati a Firenze, mi è caduto l’occhio su un cortometraggio che tratta di un particolare argomento: zombie, raccontato attraverso il film dentro al film.
Gli zombie sono dappertutto. Film, tv, videogiochi…
I morti viventi sono stati usati per raccontare popolari storie che, se fatte bene, andavano al di là del semplice orrore mostruoso. Con questo genere si ponevano domande sulla nostra stessa umanità, con gli zombie che spingevano, lentamente ma inesorabilmente, anche la gente non “infetta” ai loro istinti più animaleschi pur di sopravvivere nel nuovo ordine naturale.
Anche questo film di 26 minuti sfrutta il genere e l’estetica zombie per delineare un commentario, ma diverso.
Non pretende di offrire una riflessione sull’intera società, ma sulla psicologia di una singola persona. La protagonista, Ah-ee, è alle prese con la sfida definitiva da attrice; venir presa sul serio come umana, dopo una “carriera” da caratterista zombie, in un’infinita sfilza di film horror (realmente esistenti).
Le tematiche di fondo vengono esplicitate nei dialoghi, ma ben enfatizzate dall’estetica che, con il trucco che toglie dai volti degli attori quanta più umanità possibile, coinvolge emotivamente, distanziandosi così dai film di genere, girati all’interno del film, che in parte parodizza.
L’unico aspetto che lascia perplessi:
Nella lista delle pellicole in mostra al festival, “29th Breath” (lett. “ventinovesimo respiro”) è categorizzato come “commedia”. Tuttavia, non ricordo di aver riso una sola volta. Mi sono ritrovato, piuttosto, senza fiato per l’intensità drammatica di alcune scene.
O questo film è stato categorizzato erroneamente, oppure devo comprendere meglio l’umorismo della Corea del Sud.
In ogni caso… Un gran bel mini-film che raccomando; anche (e soprattutto) a quelli che non ne possono più di vedere zombie dappertutto. Questi ultimi tiferanno ancora di più per la protagonista fino a perdere il fiato assieme a lei.
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