top of page
Gianluca Danieli

Recensione di GLASS ONION (2022)

Una cena con delitto Netflix, scritta e diretta da Rian Johnson.


Una pagliacciata, ma in senso BUONO.



È l’anno 2020, nel bel mezzo del lockdown. Il detective Blanc (Daniel Craig) è in crisi, come tutti, data la chiusura in casa e l’impossibilità di risolvere un caso finché…


Stasera, in questa stanza, verrà commesso un omicidio… il MIO omicidio”.


Il problema dei gialli a struttura classica è che è molto difficile analizzarli approfonditamente senza rovinare la sorpresa. Fortuna vuole che ‘Glass Onion’, seguito dell’acclamato ‘Knives Out’ (2019), non ha nulla di classico o prevedibile.


La prima pellicola con protagonista il detective Blanc, ambientato principalmente dentro una singola, grande casa, districandosi fra stridenti dinamiche famigliari, aveva dimostrato che basta poco per sorprendere. Era anche stata nominata agli Oscar per la miglior sceneggiatura originale. In questo nuovo mistero, il regista e sceneggiatore Rian Johnson decide di fare le cose in grande, aggiungendoci anche uno o due elementi di fantascienza, stravolgendo le aspettative al punto da farmi dire, già nei primi minuti: “Che accidenti sto guardando?”. Ma come in ogni buon mistero, alla fine, (quasi) tutto si spiega.


La cena con delitto in questione si svolge su un’isolata isola tropicale, con una grossa cipolla di vetro (da qui il titolo), abitata dagli elementi più strambi (non tanto personaggi, quanto elementi di satira del mondo moderno). L’ispirazione di partenza di Agatha Christie è chiara. Dopo aver visto la pellicola di Johnson, tornano alla mente dei passaggi della biografia di Christie (scritta da Janet Morgan) in cui, spiegando i motivi della sua popolarità, si parlava della sua prosa semplice e amichevole, e la sua maestria nell’intrecciare storie e personaggi come in una curata coreografia.


Se le storie di Agatha Christie sono paragonabili a raffinate coreografie di balletto, il film di Rian Johnson è l’equivalente di quando i pagliacci irrompono sul palco, cacciando i ballerini a pedate, e si mettono a fare la loro parodia di un ballo, spaccando tutto, e rubando lo show, in un caos in cui i vetri infranti e le risate del pubblico fanno gara a chi fa più chiasso.


Questo film è una pagliacciata, ma nel senso più buono possibile. È uno showcase di giocoleria di elementi narrativi e struttura più che una storia; ed è effettivamente spassosa, in molti tratti. Lo stesso regista, in un’intervista, ha detto che: se i gialli di Christie sono cruciverba, il suo è una montagna russa.


È una studiata baraonda, come per le migliori routine di pagliacci. Le apparenti gaffe, intoppi, inciampi, seppur apparentemente casuali, sono in realtà studiati, provati e coreografati con la stessa cura del balletto che i clown hanno sabotato. In tutta questa follia, un tocco di genio c’è.


Per alcuni spettatori, tale stile potrà essere eccessivo. Per coloro che invece amano le pagliacciate e i giochi, si spanzeranno probabilmente dalle risate. E desidereranno che anche le loro cene con delitto siano così spassose.


Pare che Rian Johnson abbia scritto la sceneggiatura proprio durante lo stesso lockdown che mandava in crisi il detective di sua creazione. Per battere la noia, durante l’isolamento, abbiamo tutti fatto cose strane; cose di cui neppure noi sappiamo se andare fieri o meno. Questa è una di quelle.




Comments


bottom of page