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Gianluca Danieli

Recensione di "MERCOLEDÌ" (2022)

Serie Netflix creata da Alfred Gough & Miles Millar.

Primi quattro episodi diretti da Tim Burton.


Un giallo tinto di nero, in cui però manca qualcosa.




Recensione dei primi 7 episodi (su 8),

visionati in anteprima.

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Non c’è niente di meglio di un giallo in stile Agatha Christie tinto di umorismo nero per passare la serata. Peccato che l’ultima serie Netflix, incentrata sulle disavventure scolastiche del popolare personaggio Mercoledì Addams, non funzioni bene né come giallo, né come commedia nera.


Della celebre famiglia Addams, creata da Charles Addams, Mercoledì è certamente il più popolare. Una perfetta, gotica antitesi al concetto di classica femminilità, che dice sempre quello che le passa per la testa e sorride solo quando tu soffri. Ha certamente senso incentrare una serie esclusivamente su di lei per fare leva sul giovane pubblico abbonato a Netflix. Temo però che questa serie manchi di un importante elemento: la spontaneità.


Invece che incentrarsi sulle dinamiche famigliari, la protagonista viene gettata in una scuola popolata da sirene, lupi mannari e vampiri, annullando il comico contrasto fra la macabra Mercoledì (Jenna Ortega) e la “normalità”, facendola anzi spiccare di meno. Per risolvere in parte tale problema, gli sceneggiatori non soltanto le danno il super-potere di vedere il futuro, ma riesce anche a stendere orde di ragazzi a suon di mosse di kung-fu. Ho quasi visto il mio stesso cervello da quanto ho alzato gli occhi, sospirando, quando si è messa a fare calci rotanti, neppure coreografati bene.


Può darsi che io sia vecchio stile, ma mi è difficile figurarmi una Mercoledì Addams che conosca il kung-fu. Lei, per me e altri fan, era sempre la calma, fredda calcolatrice che “combatteva” NON con calci e pugni, ma con diabolici piani e manipolazioni, col minimo sforzo fisico. Per esempio aprendo una bancarella di limonata al cianuro, soffocando la babysitter nel sonno, oppure manipolando qualcuno a farlo per lei, per poi magari ricompensarlo con un pacchetto regalo colmo di serpenti. Passi voler modernizzare un personaggio creato negli anni ’40; la stessa Mercoledì è passata attraverso diverse evoluzioni negli anni (in particolare fra le interpretazioni di Lisa Loring e Christina Ricci, consacrandosi con quest’ultima nella cultura popolare), ma non credo che fosse questo il metodo giusto.


Gli sceneggiatori Alfred Gough e Miles Millar (noti per la creazione di “Smallville” e “Spider Man 2”), sembrano aver voluto creare una serie adolescenziale di supereroi, poiché si sa, di film e serie sui supereroi non ce ne sono ancora abbastanza. A livello di contenuti, la trama pare seguire una studiata checklist di argomenti da includere per toccare il pubblico giovane anticonformista: la lotta alla bigotteria, lo scontro fra i “normali” e i “reietti”, il gaslighting, lo stalking, i campi di conversione. Così facendo, però, si ritrovano intrappolati in una narrazione che manca di spontaneità e che tradisce proprio l’aspetto anticonformista che Mercoledì Addams rappresentava.


Il mistero che Mercoledì indaga ha una struttura più decrepita della casa in cui è solita vivere. Come nella mia precedente recensione di “The Devil’s Hour” (2022), qui si ripropone (di nuovo) l’elemento delle visioni del futuro e del passato, chiare abbastanza di far avanzare la trama un poco per volta, ma non a sufficienza per risolvere subito il mistero. Eccetto per quando uno dei misteri principali (nell’episodio 7), non viene neppure risolto dalle abilità da detective della protagonista; viene semplicemente rivelato dall’ennesima improvvisa visione che, per una volta, parla chiaro. Anche il generale alone di mistero che avvolge la storia è debole. Ciò è soprattutto evidente nel finale del terzo episodio. Delle persone sono state brutalmente aggredite. Viene trovata una macchina fotografica rotta. Lo sceriffo ne sviluppa una foto e, sul foglio bianco, compaiono lentamente gli occhi di una strana creatura. Lo sguardo dell’uomo è invaso dal terrore. La musica drammatica aumenta come fosse una rivelazione scioccante. C’è solo un piccolo problema. Noi pubblico, quel mostro, lo avevamo già visto chiaramente, persino meglio che in quella foto. Alcuni inizialmente mettevano in dubbio che Mercoledì se lo fosse inventato o immaginato, ma veniva specificato fin da subito che non era così. Di cosa dovremmo essere scioccati? Forse… se il mostro fosse rimasto più a lungo un mistero, prima di quel momento, creando almeno un barlume di suspense. Magari, se ci fosse stato davvero un vago dubbio se tutto ciò che Mercoledì vedeva era reale, o se sprazzi delle sue visioni passate e future si accavallavano alla realtà presente confondendola. Ma no. Questo avrebbe richiesto una cura narrativa che i creatori di questa serie semplicemente non erano in grado di darci.



Il fumettista Charles Addams riempiva di comicità nera tanto le sue opere quanto la sua vita privata. Si era sposato in un cimitero e collezionava strumenti di tortura medievale. Quegli arnesi, in teoria, li esibiva soltanto. Ma dovesse lui un giorno rialzarsi dalla sua tomba, non posso che immaginarmelo a farne finalmente buon uso su certi sceneggiatori.


Detto questo… Non è tutto orribile.


Il ritmo narrativo e l’atmosfera gotica migliorano notevolmente dal quarto episodio in poi; incidentalmente proprio quando Tim Burton passa il testimone agli altri registi. Battute macabre divertenti ce ne sono, anche se quelle che fanno davvero ridere si contano sulle dita di una singola mano amputata. Questa serie non coinvolgerà tanto nel mistero né farà morire dal ridere, ma alcuni selezionati momenti, alcune selezionate battute vale la pena vederle e troveranno i suoi fan.


Mercoledì Addams è un personaggio che trova piacere nel lugubre, a cui piace ciò che è “brutto”, che si gode la tortura, sia quella che infligge agli altri che a sé stessa. Pertanto, ai fan di Mercoledì che condividono i suoi gusti e la sua filosofia di vita, questa serie dovrebbe piacere moltissimo.




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