RECENSIONE DI "THE BATMAN" (2022)
Aggiornamento: 22 mar 2022
regia di Matt Reeves - NON USCITE A VEDERLO DA SOLI
Se pensavate che “Il Cavaliere Oscuro” (2008) fosse un film dark… non avete ancora visto niente.
Il regista Matt Reeves e il suo team, nella creazione di questa pellicola, sembrano aver preso a cuore la filosofia: più cupo è meglio è.
Fin dall’inizio, questa nuova incarnazione di Batman pare distaccarsi dalle formule convenzionali di film di supereroi e vigilanti, tornando invece alle radici delle detective stories che hanno dato origine al celebre personaggio. Le scene di lotta non mancano, sia chiaro; e molte sono pure filmate meglio rispetto a, mettiamo, “Batman Begins” (2005). Ma come in ogni classica storia poliziesca, l’essenza della trama è messa in moto non tanto da una rapina rocambolescamente sventata, ma da un misterioso, macabro omicidio; il primo di tanti. Da lì, il protagonista seguirà uno alla volta gli indizi e gli enigmi (perlopiù giochi di parole inglesi che il doppiaggio italiano traduce come meglio può) che il serial killer lascia in buona vista, su ogni vittima.
Questo nuovo Batman (Robert Pattinson) è talmente assorto nella sua crociata contro il crimine da non levarsi quasi mai la maschera. Le pochissime volte in cui è costretto a farlo – guarda caso per presenziare a un funerale – ciò che rimane di lui non è che un uomo talmente alienato, pallido, inespressivo e spaesato, da non riuscire quasi più a parlare con altre persone.
Sulla carta, sembra ottimo. Ma il prodotto finale non manca di gravi pecche.
Nonostante l’eccellente incipit da gotico giallo poliziesco, più la trama scorre, più le ORE passano (ne dura ben 3), più la pellicola si distanzia dall’impostazione investigativa un po’ pulp, riavvicinandosi invece alla classica formula super-eroica di cui ormai il cinema è saturo.
La lugubre atmosfera offertaci da Matt Reeves – reduce della regia di alcuni film horror – pur raggiungendo il suo scopo all’inizio, dopo un po’ stufa. Anche i film più tetri, di tanto in tanto, concedono un momento… non necessariamente di leggerezza, ma almeno di sollievo, prima di re-immergerci più che mai nell’oscurità. Quei momenti di respiro, qui, ci vengono negati. Quando Batman e Gordon (Jeffrey Wright) penetrano silenziosamente una casa (quasi) abbandonata, con le mura cosparse di scritte lasciate dall’assassino, avrei dovuto provare ansia e terrore. Ma ero troppo desensibilizzato da tutto il macabro che il film mi aveva scaricato addosso prima, senza salvare niente per il finale. Un finale che, per quanto (forse) anche fatto bene, altro non era che il classico climax da film di supereroi, senza alcuna aggiunta o sorpresa.
Alcune scene che elevano – o meglio, SALVANO – il film si ritrovano in due momenti particolari. Uno in cui si vede, ma non si sente. L’altro, in cui si sente, ma non si vede. Nel primo caso, qualcuno – forse Batman, forse il maniaco assassino, chissà… – osserva, con un binocolo, attraverso le finestre, dentro le case della gente. Lo spettatore, come il personaggio, non sente ciò che dicono, vede le loro interazioni. Le capisce dal loro linguaggio del corpo, assistito dal fatto che, in questa città, nessuno chiude mai le tende, neppure quando si appresta a commettere un crimine. Nel secondo, Batman e altri scoprono la registrazione fatta da una persona pochi istanti prima di morire. Prima che quella registrazione terminasse, senza bisogno di alcuna immagine, giuro, mi sono venuti i brividi. Chissà che non vengano anche a voi.
In conclusione… Questo film potrei anche raccomandarvelo, ma con cautela.
Gli elementi macabri, verso l’inizio del film, sono MOLTO buoni ed efficaci. Gli elementi successivi, se siete fan di Batman, e se non siete ancora saturi di film di supereroi, sono… tollerabili.
Se ve la sentite di uscire di sera per andare a vederlo al cinema, mi raccomando, non uscite da soli.
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