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RECENSIONE DI "OLD" (2021)

Gianluca Danieli

Aggiornamento: 22 mar 2022

regia di M. Night Shyamalan - RIDICOLMENTE MACABRO

Tre famiglie in vacanza si ritrovano su una spiaggia isolata. Restare in quel luogo li fa invecchiare di colpo, riducendo la loro intera vita ad un solo giorno. E come presto scopriranno, da lì non si può scappare.


Il regista M. Night Shyamalan adatta liberamente il fumetto di cento pagine “Sandcastle” (2010, Pierre Oscar Levy & Frederik Peeters) privandolo di molte sue ambiguità e arricchendolo invece di elementi del genere thriller, fantascienza ed un pizzico di body-horror.


Il libro su cui il film è basato mette a nudo l’umanità (e i corpi) dei suoi personaggi, coinvolgendoli in quella che si potrebbe definire una moderna favola malinconica sulla mortalità umana, ridotta alla sua essenza e SEMPLICITÀ. Perché invecchiano così di colpo? Il libro non lo rivela. Come per la nostra morte, spesso non c’è un perché; accade e basta. Un sempre-più-anziano scrittore di fantascienza (tecnicamente assente nel film) elabora teorie a riguardo, ma nessuna verificabile. Un bambino di tre anni, ora cresciuto, indica le montagne dicendo che qualcuno li osserva, ma è l’unico notarlo. Lo ha visto davvero, o è ancora la sua fantasia da bambino che gioca scherzi? Tutte queste ambiguità nel film non ci sono.


Shyamalan ci offre invece un mistero con una rivelazione finale, la quale può piacere o meno. Su questo aspetto, va detto, il fatto che il fumetto sia relativamente poco conosciuto è a vantaggio del regista. Poiché – differentemente da quanto accaduto con la sua sfortunatissima interpretazione de “L’Ultimo Dominatore dell’Aria” (2010) – è meno probabile che lui venga preso di mira (di nuovo) da un’inferocita folla di delusi fan dell’opera originale.


Mettendo quindi da parte il fumetto, come se la cava “Old” come film a sé stante?


Se dovessi riassumere il film in due parole: ridicolmente macabro. Ma nel migliore dei modi possibili.


M. Night Shyamalan crea i suoi film con la stessa passione ed entusiasmo di un bambino e, talvolta, con le stesse competenze, con risultati di varia qualità. Dall’acclamato “Il Sesto Senso” (1999), al disastroso “After Earth” (2013). Ma in questo caso, il suo entusiasmo ci offre una pellicola che, anche nei momenti che lasciano più perplessi, intrattiene dall’inizio alla fine.


La telecamera gira a destra e a sinistra senza uno scopo apparente, come se cercasse di ipnotizzare lo spettatore. Nel mio caso, ci è riuscita. Sono rimasto stregato dal film.


Il doppiaggio italiano fa magie (ma non miracoli) nel salvare la recitazione e i dialoghi comicamente goffi. Nel caso di almeno un personaggio, quello strano modo di parlare si può attribuire alla malattia mentale degenerativa che, grazie alla spiaggia, accelera vertiginosamente. Tutti gli altri, però, che scusa hanno?!


Con sorpresa, anche molte scene genuinamente macabre e drammatiche funzionano, creando un senso di ansia e suspense che si mischia alla surrealtà e ridicolaggine dell’intera situazione.


Ed una volta raggiunti i titoli di coda, non resta che il piacere di dibattere con gli amici sulle falle logiche, le incongruenze, le contraddizioni di cui il film è ricco, e riderci sopra.


Oggettivamente, non si può dire che sia un film fatto bene, però… Tutto sommato, è un’esperienza di tetro divertimento che raccomando a chiunque non sia facilmente impressionabile, e che non abbia particolari pretese di qualità cinematografica.


Nella nostra BREVISSIMA vita, due orette, in questo film, vale la pena investirli.

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